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Il giornalista Salvo Bella ha presentato querela contro un avvocato, che gli avrebbe inviato ieri messaggi intimidatori dopo che un suo articolo sui processi a Massimo Bossetti, condannato all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio e ora in attesa della sentenza di Cassazione, ha fatto scaturire a Venezia un procedimento per minacce di morte a magistrati, nel quale è testimone.
L’articolo era stato pubblicato dalla nostra rivista e da pochi giorni era trapelata sulla stampa la notizia delle indagini da parte dell’autorità giudiziaria, in un crescendo di attacchi nei gruppi Facebook da parte di sostenitori dell’innocenza di Massimo Bossetti.
Bella, che per decenni si è occupato di mafia da redattore del quotidiano “La Sicilia” di Catania, continua a essere minacciato di morte dall’inizio del 2014, quando è stato pubblicato il suo libro “Yara, orrori e depistaggi”. Il caso Bossetti ha fatto registrare un’ondata di accanimenti contro molti giornalisti, come Carmelo Abbate di Panorama, il direttore del settimanale “Giallo” Andrea Biavardi, Giovanni Terzi de “Il Giornale” e Tommaso Accomanno, autore del libro “Social crime. Yara Gambirasio e Massimo Bossetti nei gruppi di Facebook”.
Solidarietà è stata espressa al direttore dalla nostra rivista, che continuerà a informare respingendo qualsiasi tentativo di imbavagliare.
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- Scritto da Salvo Bella
“Attenzione. Chi di spada ferisce di spada perisce”: non avrei immaginato che un messaggio truculento del genere potesse essere rivolto a un giornalista da un avvocato che difende Massimo Bossetti, condannato finora all’ergastolo per l’uccisione di Yara Gambirasio. Eppure ho avuto la ventura di riceverlo la notte scorsa dall’avv. Claudio Salvagni: una chicca, una perla; si aggiunge infatti alla rievocazione della calibro 38 che nel 2015 il legale aveva voglia di usare contro la criminologa Roberta Bruzzone e i miei colleghi Andrea Biavardi, direttore del settimanale “Giallo”, e Giovanni Terzi de “Il Giornale”.
Sono innumerevoli gli attacchi contro chi osa non sostenere l’innocenza di Massimo Bossetti: un fenomeno che in Italia non era mai accaduto per altri casi, tanto da finire oggetto di studio di Tommaso Accomanno nel libro “Social crime. Yara Gambirasio e Massimo Bossetti nei gruppi di Facebook”.
Oltre ogni limite della decenza
Il 7 ottobre 2017 aveva stupito che, incurante delle tensioni che sarebbero potute scaturite contro i Corpi giudiziari, l’avv. Claudio Salvagni davanti alla stazione di Bergamo si fosse messo in testa a un corteo che invocava “Bossetti libero”, gridando al megafono contro "le ingiustizie processuali subite dal carpentiere di Mapello". Più sorprendente ancora è stato il fatto che ideatore della manifestazione era notoriamente un pregiudicato, in un clima che su Facebook ha fatto registrare anche minacce di morte al sostituto procuratore Letizia Ruggeri e alla presidente della Corte d’Assise di Bergamo Antonella Bertoja, nonché al presidente della Corte d’Assise d’appello di Brescia Enrico Fischetti.
Il giornalista, testimone volontario o involontario di fatti appresi nell’esercizio della professione, ha non solo il diritto ma anche l’obbligo di riferirne puntualmente al pubblico esprimendo le proprie considerazioni. Che ciò possa dispiacere all’avv. Salvagni è immaginabile; che egli invece mi annunci morte è ben oltre qualsiasi limite della decenza.
Il messaggio testuale “Si dedichi alle cose belle della vita Se sa cosa sono Consiglio spassionato Le ho detto sto tropo penso salvo bella Addio” ha una carica intimidatoria sconcertante in coincidenza con evoluzioni di procedimenti penali in corso nei quali, come da indiscrezioni trapelate in questi giorni, sono coinvolto come persona informata sui fatti; guarda caso proprio a carico di soggetti con i quali il legale ha manifestato a Bergamo contro presunte ingiustizie processuali: uno show a dir poco di pessimo gusto, che aveva ben chiara l’aria della crociata contro le istituzioni, dalla parte di chi delinque anziché dello Stato.
Fra non molto il processo in Cassazione dirà delle sentenze di condanna di Bossetti all’ergastolo. Intanto però l’avv. Salvagni chiude il cerchio aggiungendo alla calibro 38 la spada, pensando di riuscire con le intimidazioni là dove ha fallito non avendo evitato l’ergastolo al presunto assassino di Yara Gambirasio.
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- Scritto da Mario Schembari
Il giornalista Tommaso Accomanno è finito al centro di un’ondata di intimidazioni per il suo libro “Social crime. Yara Gambirasio e Massimo Bossetti nei gruppi di Facebook”. A pochi giorni dalla pubblicazione, sedicenti innocentisti stanno attaccando l’autore, esercitando pressioni in pubblico e in privato anche per ritirare il libro e modificarne i contenuti. “Sono sereno - commenta Accomanno - perché ho compiuto uno studio e offerto la più ampia e corretta informazione”.
Il libro - che sarà presentato sabato alle 17 all’Auditorium di Treviglio in provincia di Bergamo - è, con alcuni aggiornamenti, la tesi di laurea discussa dall’autore all’Università La Sapienza di Roma e consiste in uno studio accurato sull’evoluzione di metodi e mezzi dell’informazione in Italia, vista attraverso il caso Gambirasio-Bossetti. Riporta anche fedelmente ampie dichiarazioni raccolte da Accomanno attraverso interviste concessegli da amministratori di gruppi innocentisti e colpevolisti nei quali si era iscritto alla luce del sole con questo scopo dichiarato.
Alla casa editrice Gruppo Edicom si dicono “stupìti di alcune affermazioni diffamatorie e intimidatrici per il libro di Tommaso Accomanno”. In un post è stato scritto che il libro avrebbe “lo scopo di lucrare su una tragedia in corso”. In una nota l’editore replica: “Non meritano alcuna considerazione questi insulti di persone che non hanno nemmeno letto il libro e non sanno di che parlano, altrimenti non potrebbero che esprimere grande apprezzamento per il lavoro sereno di documentazione che abbiamo offerto. Alcune delle 200 pagine, in gran parte analitiche e statistiche, sono dedicate a minacce e insulti rivolti a magistrati da sedicenti innocentisti, fatti per i quali sono in corso tuttora procedimenti penali per minacce a corpi giudiziari; per questo gli interessati dicono no al libro, adducendo pretestuosamente che le interviste non andassero pubblicate. Respingiamo ogni tentativo di mettere il bavaglio e tuteleremo in ogni sede giudiziaria il diritto all’informazione”.
Non è la prima volta che un libro sul caso criminale di Brembate suscita aspre polemiche. Un altro giornalista, Salvo Bella, continua a essere minacciato per il suo libro “Yara, orrori e depistaggi”, pubblicato dallo stesso editore nel febbraio 2014, alcuni mesi prima dell’arresto di Massimo Bossetti.
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- Scritto da Mario Schembari
L’omicidio di Yara Gambirasio e il caso di Massimo Bossetti, condannato all’ergastolo per il delitto, saranno al centro di un dibattito sabato alle 17 all’Auditorium di Treviglio in provincia di Bergamo, dove sarà presentato il libro del giornalista Tommaso Accomanno “Social Crime. Yara Gambirasio e Massimo Bossetti nei gruppi di Facebook”, appena pubblicato da Gruppo Edicom.
Accomanno ha scrutato nei gruppi di Facebook, pubblici e segreti, pro e contro Massimo Bossetti, il muratore che com’è noto è stato arrestato nell’estate del 2014 ma continua a protestarsi innocente nonostante le due sentenze che lo considerano l’unico assassino di Yara.
Il libro contiene una accurata analisi delle modalità e dei toni con i quali il caso è stato trattato sul social e offre anche le spiegazioni dei protagonisti dei vari gruppi, attraverso una serie di interviste. In “Social Crime”, unico nel suo genere, sono citati ben 170 nomi e raccolti documenti sulle minacce che sono state rivolte a magistrati e giornalisti impegnati nei processi sull’omicidio.
Nell’incontro di Treviglio, organizzato da Bangherang e introdotto dall’assessore alla Cultura Giuseppe Pezzoni, converseranno con Tommaso Accomanno i giornalisti Pietro Tosca e Salvo Bella, autore del libro “Yara, orrori e depistaggi”.
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- Scritto da Mario Schembari
Facebook ha sospeso Salvo Bella, nostro direttore, per aver commentato con le semplici parole "Fresco fresco" un messaggio di minacce apparso sul social, dove era stato condiviso da oltre trecento utenti il suo articolo "Bossetti, bufera giudiziaria sui gruppi di Facebook". L'accaduto ha suscitato svariate reazioni nei gruppi, a cominciare da "Forconi e pecore", di cui Bella è amministratore.
Il giornalista è da anni bersaglio di minacce, ancora in corso, da parte di facinorosi sostenitori dell'innocenza di Massimo Bossetti, condannato all'ergastolo per l'omicidio di Yara Gambirasio. Decine di persone sono indagate per minacce gravi e diffamazione. L'ondata di attacchi è ripresa in modo più violento in coincidenza con l'uscita, avvenuta oggi, del libro di Tommaso Accomanno "Social crime. Yara Gambirasio e Massimo Bossetti nei gruppi di Facebook", nel quale è pubblicata anche una intervista a Salvo Bella.
La reazione del giornalista non si è fatta attendere: "Facebook - dice - invece di censurare professionisti minacciati farebbe bene a espellere dal social i delinquenti che vi imperversano. Mi auguro che valutino bene il grave errore commesso, che fa solo ringaluzzire dei malfattori".
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- Scritto da Salvo Bella
Reclusione da uno a sette anni: è quanto rischiano numerosi sostenitori dell’innocenza di Massimo Bossetti, il presunto assassino di Yara Gambirasio, per avere minacciato in gruppi di Facebook magistrati di Bergamo e Brescia impegnati, da pm o da giudici, nei processi a carico del muratore condannato attualmente all’ergastolo. Non si escludono provvedimenti cautelari. Le gravi minacce erano state denunciate il 7 novembre dell’anno scorso dalla rivista “Il Delitto” con l’articolo “Bossetti: un piano eversivo contro la magistratura tra gruppi di fans inguaiati con la giustizia”, dal quale è scaturito un procedimento d’ufficio.
Processi per diffamazione o minacce sono pendenti in tutta Italia: una bufera. Uno sarà celebrato il 4 luglio a Como, imputato l’avv. Claudio Salvagni, difensore di Bossetti, per aver detto nel 2015 “Mi viene voglia di usare la calibro 38” riferendosi alla nota criminologa Roberta Bruzzone e a redattori del settimanale “Giallo”.
I magistrati presi più di mira sconsideratamente e in modo ricorrente da facinorosi sono il pm Letizia Ruggeri e i giudici Antonella Bertoja ed Enrico Fischetti.
Le indagini in corso hanno portato, secondo quanto si apprende da fonti investigative, all’acquisizione di abbondante documentazione probatoria e all’identificazione degli autori dei messaggi farneticanti, alcuni dei quali già detenuti per altri motivi, anche con provvedimento definitivo.
Quasi ad alimentare le polemiche o ad offrire ulteriori elementi sulle minacce rivolte alla magistratura, esce oggi il libro di Tommaso Accomanno “Social crime – Yara Gambirasio e Massimo Bossetti nei gruppi di Facebook”, che analizza il fenomeno e pubblica ben 170 nomi, fra i quali quelli dei più accaniti “bossettiani” al centro delle inchieste giudiziarie in corso.
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- Scritto da Salvo Bella
Giunge martedì in Cassazione l’omicidio di Pietro Sarchié, il pescivendolo di San Benedetto del Tronto assassinato il 18 giugno 2014 per rivalità di mestiere, allo scopo di far propri i suoi clienti. Il procuratore generale di Ancona aveva impugnato l’anno scorso la sentenza di secondo grado, con la quale il catanese Giuseppe Farina è stato condannato all’ergastolo e il figlio Salvatore a vent’anni perché al momento del delitto era giovane: una motivazione che ha suscitato scalpore e non rende giustizia, per i motivi abietti del delitto e per le atroci modalità di esecuzione.
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- Scritto da Mario Schembari
Un giornalista di Treviglio, Tommaso Accomanno, ha sbirciato in tutti i gruppi di Facebook, anche quelli segreti, che da oltre otto anni si scontrano discutendo dell’omicidio di Yara Gambirasio e del suo presunto assassino Massimo Bossetti. Quattro mesi prima del processo in Cassazione all’unico imputato, ecco i risultati del lavoro di Accomanno nel suo libro “Social Crime - Yara Gambirasio e Massimo Bossetti nei gruppi di Facebook”, annunciato da Gruppo Edicom per il 7 giugno. Oltre a svelare nomi e commenti che solo piccole cerchie di persone hanno potuto leggere, il documento è una implicita mazzata ai processi paralleli che, accanto a quelli nelle aule di giustizia, sono stati celebrati da “cronisti” di questa nuova era.
L’approccio di Accomanno all’argomento – come avverte l’editore – è pacifico: lo studio è nato infatti come tesi di laurea all’università La Sapienza di Roma con l’obiettivo dell’autore di restare asettico. Prima ancora che la questione Bossetti innocente o colpevole dell’impressionante delitto di Brembate, vi si affronta innanzitutto la rapidissima evoluzione dei mezzi di informazione a discapito dei giornali tradizionali e a vantaggio dei social internet, nei quali chiunque ha avuto sempre più, anche con esiti deleteri, la possibilità di improvvisarsi cronista con capacità in tempo reale.
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- Scritto da Super User
“Qualcuno sa il nome del vero assassino di Yara e lo so anch’io”: l’ha affermato oggi una donna del Bergamasco, Ombretta Romani, intervendo in un post nel gruppo di Facebook “Forconi e pecore”, dopo avere sostenuto che Massimo Bossetti, condannato all’ergastolo per l’uccisione di Yara Gambirasio, sarebbe innocente. L’amministratore del gruppo, il giornalista Salvo Bella, e numerosi iscritti l’hanno invitata ad avvertire tempestivamente i carabinieri.
Nel dibattito che s’è sviluppato, ed è ancora in corso, nel gruppo “Forconi e pecore”, viene chiamato in causa anche Alex Velis, il quale, ribadendo una tesi che sostiene da tempo sui social, Massimo Bossetti sarebbe stato “incastrato con dolo”.
Massimo Bossetti, com’è noto, è in attesa della pronuncia della Cassazione, prevista per l’autunno, che dovrà dire la parola conclusiva sull’ergastolo comminatogli a Bergamo e confermato a Brescia per l’efferato delitto.
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- Scritto da Mario Schembari
Facebook ha rimosso oggi dal gruppo “Forconi e pecore” un post sull’omicidio di Marilena Negri nel parco di Villa Litta a Milano e sospeso il giornalista Salvo Bella: riproduceva una inquietante immagine minacciosa diffusa su diversi profili da un perverso satanico in via di identificazione da parte della polizia.
Secondo il gruppo, il post rimosso aveva unicamente lo scopo di richiamare l'attenzione dei lettori su pericoli gravi, in base ai messaggi minacciosi di un sedicente Eros Liberati, oggetto di attenzione da parte di “Forconi e pecore”, che da giorni divulga fra i suoi diecimila lettori abituali il numero di telefono 349 456.63.10, fornito per iniziativa della magistratura, attraverso il quale segnalare sospetti alla Questura di Milano.
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- Scritto da Mario Schembari
“Una merda di meno”, morti, annunci di omicidi oscuri in nome di satana, immagini a volto incappucciato, di teschi minacciosi con annunci di brindisi e donne sotto tiro: in innumerevoli pagine “fake” si celerebbe un criminale psicopatico che il gruppo di Facebook “Forconi e pecore” ritiene di avere da ore smascherato e ha incalzato perché vive a Milano a duecento metri da Villa Litta, dove il 23 novembre è stata uccisa con una coltellata al collo Marilena Negri.
Il misterioso personaggio che va annunciando delitti si fa chiamare Eros Belotti, Eros Liberati, Eros Ghiggia e con vari altri nomi, dietro i quali si celerebbe in realtà un attore dilettante pornografico di Milano. In passato aveva minacciato numerose persone, fra le quali la nota criminologa Roberta Bruzzone, che allo scopo di tutelarsi l’ha querelato; ma il procedimento sarebbe ancora in alto mare. A riportare su di lui l’attenzione è stato un post inquietante nei suoi profili di Fb, con il quale esulta alla notizia della morte di Marco Battistelli, spentosi a gennaio di malattia, uno dei primi colpevolisti nel caso di Massimo Bossetti, il muratore condannato anche in appello all’ergastolo per l’uccisione di Yara Gambirasio. Ma il messaggio è risultato inquietante: "Uno dopo l'altro – scrive - lo seguirete".
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- Scritto da Mario Schembari
Un cappio al collo è il regalo annunciato su Facebook nel giorno della Befana per giudici, per la criminologa Roberta Bruzzone e per il giornalista e scrittore Salvo Bella. Sono le prime minacce di morte dell’anno contro professionisti che si occupano di delitti e per questo continuano ad essere bersaglio di intimidazioni con un preoccupante crescendo.
Lo scritto intimidatorio è apparso il 6 gennaio in una pagina di Facebook denominata “Sabrina libera adesso”, un “fake” sotto il quale si cela un pugliese da tempo presente sui social sotto false identità, fra le quali “Sabrina Misseri”, dal nome della giovane condannata all’ergastolo per avere ucciso nel 2010 ad Avetrana la cugina Sarah Scazzi. Sarebbe, secondo i primi accertamenti, un uomo 63 anni, di Turi in provincia di Bari; il quale da tempo sostiene l’innocenza della Misseri e di altre persone accusate di omicidio, come Giuseppe Bossetti, condannato all’ergastolo anche in appello, ma non in via definitiva, per l’uccisione di Yara Gambirasio.
Nel post la Bruzzone è definita criminale, psicotica, assassina, e bisognerebbe “aprirle la testa”; Salvo Bella “vergogna della Sicilia” e “congenito giornalista di merda”; i giudici “rottinculi”; tutti con “merda nel cervello” e infami. Il testo si conclude col macabro messaggio “Questa è la vostra Befana”, al quale segue una foto a colori mostrante un cappio a nodo scorsoio penzolante.
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- Scritto da Mario Schembari
Uno scrittore antimafia siciliano, Salvo Bella, 68 anni, ha proposto la sua candidatura al Senato a Legnano, dove vive, nelle imminenti parlamentarie del M5S.
Giornalista professionista, iscritto all’Ordine dal 1971, da redattore del quotidiano “La Sicilia” e direttore di giornali si è occupato di mafia e criminalità, svolgendo inchieste i cui esiti sono stati fatti propri dalla Commissione parlamentare antimafia. La sua storia personale e professionale è entrata nel libro di Mario Bruno “Dal nostro inviato” fra i cronisti storici di nera impegnati per decenni in Sicilia sul fronte della lotta alla criminalità e nel mirino della mafia. Fra i suoi libri “Yara, orrori e depistaggi”, sull’omicidio di Yara Gambirasio. Il giornalista-scrittore si interessa di politica giudiziaria e della sicurezza, collaborando con noti specialisti, come la criminologa Roberta Bruzzone, e partecipando a convegni come relatore.
“Dopo anni di iscrizione e sostegno al Movimento, la mia scesa in campo - dice Salvo Bella - è finalizzata a potere intanto attrarre consensi per le liste del M5S, indipendentemente dalla mia candidatura, che com'è noto sarà decisa dagli iscritti. Se andrò in parlamento darò il mio contributo per la lotta efficace alla corruzione, una giustizia più efficiente e una informazione pubblica trasparente”.
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