Un ministro della Cultura che piange di prima sera in tv non s’era mai visto; patetico Gennaro Sangiuliano, neo detentore di questo record, può far ridere o suscitare commiserazione. Non so che dire a questo mio collega giornalista che da direttore del Tg2 era stato largamente apprezzato senza dovere scendere dal suo rispettabile scanno, mentre da politico s’è dovuto abbassare perché inseguito da dichiarazioni di fuoco di una ex amica che avrebbe voluto portarsi come consulente al ministero, senza poi riuscirci. Vero è che per restare ministri non si richiedono più in Italia scaltrezza e palle, per cui non ha nemmeno senso gridare allo scandalo.
L’odierna eroina della vicenda è quella tale Maria Rosaria Boccia che opinionisti devoti al ministro chiamano “esperta pompeiana”, un modo sprezzante per sottovalutare, se non disprezzare, la donna e la professionista, che Sangiuliano ha apprezzato portandosela non solo in bikini a mare ma pure appresso per l’Italia in cerimonie e facendola viaggiare nell’auto blindata che paghiamo noi contribuenti: esperta era di cultura e non solo nel mostrarsi bella e attraente come si addice a una donna moderna che voglia farsi ammirare.
Il ministro, dunque, non si dimette.
Tutti si trovano d’accordo nel ritenere che la vicenda del legame sentimentale fra Gennaro e Maria Rosaria non doveva essere portata in politica. Ma vi è che l’amore era sbocciato radiosamente mischiato ad obiettivi di collaborazione istituzionale, di “lavoro”, pur non retribuito, e di successo; un traguardo che la Boccia è stata a un passo dal raggiungere subito senza alcuna tribolazione, alla faccia di un esercito di persone che aspettano di poter partecipare a un raro concorso per vincere un posticino o inviano continuamente il curriculum alle pubbliche amministrazioni senza ottenere nemmeno una risposta. A obiettivi sfumati, l’amore s’è trasformato in sfida a chi racconta meglio verità scomode; un teatrino ridicolo al quale un rappresentante delle istituzioni non dovrebbe partecipare.