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Gruppo Edicom

 

direttore Salvo Bella         
       
 

salvo bellaUn cronista di nera ha presentato un esposto alla Commissione parlamentare antimafia e a quella regionale di Palermo perché l’Ordine dei giornalisti di Sicilia l’ha escluso dall’elenco degli iscritti da premiare con medaglia d’argento per i trentacinque anni di carriera.

Protagonista involontario della vicenda è il giornalista e scrittore Salvo Bella. Iscritto all’Albo dal 1972, è perciò prossimo a ricevere anche la medaglia d’oro per il cinquantenario; ma intanto per quella d’argento - che gli spettava quindici anni fa - ha chiesto inutilmente spiegazioni della strana dimenticanza al presidente dell’Ordine, senza tuttavia averne.

“Per ottenere il riconoscimento, che è automatico, non bisogna essere – commenta Bella - figli della gallina bianca; ma esserlo della nera crea forse qualche grave imbarazzo”.

Il giornalista sostiene nell’esposto che negli anni in cui era redattore del quotidiano “La Sicilia” l’Ordine, a differenza di molti organi istituzionali, non espresse mai una parola di solidarietà quando subiva minacce di morte e danneggiamenti gravi, che determinavano problemi per il libero esercizio della professione oltre a mettere a repentaglio la sua vita e quella dei suoi familiari. Erano fatti dei quali si occupavano anche la Commissione parlamentare antimafia presieduta dall’on. Luciano Violante e la stampa. Nei medesimi anni, tuttavia, lo stesso Ordine si sarebbe affrettato invece a manifestare sdegno per qualche piccola bruciacchiatura ad auto di collaboratori di paese che si occupavano di temi innocui. L’Ordine sarebbe rimasto muto anche quando, nel 1987, il quotidiano “La Sicilia”, a seguito di minacce, chiuse assai anticipatamente la sua inchiesta sulla mafia che aveva annunciato in 72 pagine. Questi e altri fatti sono raccontati da Bella nel suo nuovo libro, appena uscito, “Nera. Cinquant’anni di giornalismo in trincea tra mafia e poteri: cronisti, delitti, retroscena”.

Presidente dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia è attualmente Giulio Francese, figlio di Mario, il cronista ucciso a Palermo dalla mafia il 26 gennaio 1979. Ciò, secondo Salvo Bella, “avrebbe dovuto indurlo a manifestare senza indugio sensibilità – e per le funzioni e a titolo personale.– verso un cronista che per decenni ha subìto persecuzioni a causa della sua lotta contro la criminalità. Invece ha taciuto pur essendo passati tre lustri e non giorni da quando l’Ordine avrebbe dovuto attribuirmi il riconoscimento conferito a tutti i colleghi che avevano maturato i 35 anni di carriera, tranne a me. L’accaduto assume rilievo di interesse pubblico per la specificità del lavoro da me svolto e per il senso politico della dimenticanza nonché della discriminazione e del successivo silenzio colpevole”.